La ferita dell’Abbandono

photo credits: www.ilmessaggero.it

Quasi venti anni fa mio padre ha lasciato il suo corpo terreno ed io avevo appena venti anni, stavo ancora studiando al Politecnico, forse una facoltà scelta più per cercare la sua ammirazione e approvazione che per mia convinzione. Mi ricordo che mi piaceva molto l’arte e la letteratura e mi interessava anche il pensiero speculativo, ma alla fine sapevo che se avessi scelto Ingegneria, avrei conquistato mio padre.

La beffa?…mi sono laureata dopo la sua morte ed è stato difficile da incassare il “colpo”…avevo fatto tutto questo per lui ed invece lui aveva preferito andare via. Mi sono sentita abbandonata? forse ma… non subito perché ho reagito con grande forza, coraggio e determinazione e sono andata avanti. L’ho fatto perché ero convinta di quello che facevo…col senno di poi non saprei … sembrava di sì ma dopo anni mi sono accorta che per paura di sentirmi abbandonata, per paura di toccare ed affrontare quel dolore, mi ero sostituita molto spesso a lui, negando quasi che l’accaduto potesse aver provocato in me qualche conseguenza.

Filava tutto liscio fino a quando ho iniziato ad innamorarmi di uomini molto più grandi di me e non mi capacitavo di come fosse possibile…e poi ho capito che in realtà non era amore, ma bisogno.  Agivo nel tentativo di riempire un grande bisogno di sicurezza, protezione, cura ed ascolto, che evidentemente mio padre non era riuscito a darmi quando era vivo e, men che meno, dopo la sua morte.

Dopo la fase dell’innamoramento dell’uomo “paterno” ecco la fase in cui con le sembianze della maturità, ho conosciuto un uomo “narciso” che mi ha fatto vedere tutta la profondità della mia ferita da abbandono. E dopo di lui altri… (continua qui) 

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