Shankha Prakshalana – pulizia dell’intestino all’indiana

Ciao a tutti!
Finalmente sono tornata in Italia e in ripresa dopo qualche momento di smarrimento esistenziale..;-)
Non mi sono dimenticata della promessa fatta ed ecco che condivido con voi qualche notizia in più su questa pratica di purificazione, preannunciata nel video.
Questa pratica fa parte della tradizione Ayurvedica, che ho avuto modo di approfondire in India nel mio ultimo viaggio. La parola Shankha si traduce con “conchiglia” invece la parola Prakshalana significa “pulizia completa“. Per conchiglia si intende tutto il tratto digerente dalla bocca all’ano. Infatti consta sia di una parte di alimentazione che una parte di movimento che interessa tutto il corpo ed in particolare i visceri.
Trattandosi di una pratica di purificazione, è bene iniziare la pratica, sin dalla sera precedente con una cerimonia in cui con patiche yoga di respirazione e meditazione, si fa una breve rassegna di quello che desideriamo lasciare andare. Infatti come ogni pratica olistica, possiamo considerare gli effetti sulla nostra mente a partire da quelli sul nostro corpo e viceversa.
Quindi se all’inizio di questa nuova stagione primaverile, in cui non vediamo l’ora di annusare il profumo dei fiori e del verde nell’aria, ci sentiamo ancora un pò appesantiti dalla stagione invernale, possiamo chiederci cosa ci occupa ancora il corpo, quali sono gli accadimenti dello scorso inverno che ancora ci appesantiscono il cuore e con amore, lasciarli andare, per sentirci più leggeri e puri e facendo spazio dentro di noi alle nuove esperienze che la Vita ci riserba.
La pratica vera e propria inizia al mattino alle 5, con la preparazione dell’acqua calda con sale e lime e prosegue con la spiegazione delle posizioni yoga da eseguire durante la pratica. La pratica consiste nel bere una coppa di acqua salata senza sosta e poi praticare 6 specifiche asana per cinque volte volte ciascuna e quindi ricominciare, fino a quando non sentiamo lo stimolo ad evacuare. A questo punto ci si può recare in bagno per espletare i propri bisogni e fatto questo rientrare per bere ancora una coppa di acqua e ripetere le sequenze yoga. Si ripete questo fino a quando le nostre feci non sono completamente liquide e trasparenti. A questo punto ci si stende sotto una copertina, per riposare per almeno 45 minuti.
Si può riprendere a bere acqua normale con molta cautela e lentamente. Si deve evitare di mangiare e di bere altro. Dopo un’ora circa si può mangiare del Kichari, ossia un preparato di riso, legumi mung e ghi. Infatti dopo questa pratica il nostro intestino é privo di qualsiasi impurità ma anche di protezione e quindi in attesa che si riformi lo strato di protezione naturale, é bene proteggerlo con il ghi, che essendo burro chiarificato, idrata senza appesantire.
Le posizoni yoga sono molto specifiche per la motilità di tutte le parti del nostro apparato digerente ed in particoalre per le valvole interne che ne regolano il funzionamento.
Personalmente, soffrendo di stitichezza ero molto preoccupata dalla pratica di questa pulizia, avevo paura che non sarei riuscita e che avrei vomitato al terzo bicchiere. In effetti ho dovuto bere 8 tazze e ho sentito dei dolori importanti al livello della milza prima di riuscire ad evacuare. Continuavo a bere e a fare yoga con sforzo perchè lo stomaco non reggeva più e alla fine con dei lievi massaggi nella zona dolorante mi sono sbloccata.
I benefici non tardano ad arrivare e anche dopo, gli esercizi yoga si eseguono con più leggerezza. Ho eseguito questa pratica sotto la guida di due insegnanti di yoga e con me erano altre sette persone. Abbiamo concluso tutti entro quattro ore, chi prima e chi dopo, tutti con grande soddisfazione.
Consiglio ovviamente di approcciarsi a questa pratica dopo aver consultato il proprio medico e sotto la guida di una persona esperta.
Buona purificazione!!
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